Un posto al sole, chi è Gianni Leacche: a inizio puntata è stato omaggiato il regista
La puntata di Un Posto al Sole andata in onda lunedì 26 maggio si è aperta con una dedica che ha spiazzato molti spettatori. In tanti si sono chiesti chi fosse Gianni Leacche, pensando magari a un attore. In realtà, non era un volto in primo piano, ma uno di quei professionisti che restano dietro la macchina da presa. Un regista discreto, un narratore attento e sensibile, che ha firmato alcune delle stagioni più amate della soap e ha lasciato il segno anche in fiction storiche come La Squadra.
Un posto al sole omaggia il regista a inizio puntata
Sullo schermo all’inizio della puntata è apparsa una scritta in sovraimpressione breve ma carica di significato: “Questa puntata è dedicata a Gianni Leacche, prezioso compagno di lavoro”.
Una frase semplice che ha voluto omaggiare uno dei registi che, per anni, ha contribuito al successo della soap opera partenopea e che è morto proprio pochi giorni fa.
Addio a Gianni Leacche, regista storico di Un Posto al Sole
Il mondo dello spettacolo ha detto addio a Giovanni Leacche, soprannominato Spa, uno di quei registi silenziosi ma fondamentali che hanno segnato la storia della fiction italiana.
Volto noto dietro le quinte di Un Posto al Sole, Leacche ha diretto oltre 150 puntate tra il 2001 e il 2004, contribuendo con il suo stile asciutto ma incisivo a dare forma a molti momenti indimenticabili della soap. Ma il suo nome è legato anche a un altro grande successo Rai, La Squadra, dove ha firmato ben 54 episodi nel corso di un decennio, raccontando con ritmo e umanità le storie di poliziotti e cittadini nella Napoli più viva e autentica.
A ricordarlo, tra gli altri, è stato l’attore Peppe Zarbo, storico interprete di Franco Boschi, che gli ha dedicato un saluto semplice ma toccante su Facebook: “Buon viaggio Spa”. Un messaggio che ha emozionato chiunque abbia lavorato con lui o semplicemente amato i suoi racconti dietro la macchina da presa.
Una passione nata tra le pellicole e cresciuta con l’ingegno
Gianni Leacche era nato a Roma il 28 maggio 1951. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte per l’Arredo e la Decorazione della Chiesa, si era lasciato travolgere dall’amore per il cinema. A 10 anni vide per la prima volta Il posto delle fragole di Ingmar Bergman. Quella visione fu un’illuminazione. E da lì, il cinema divenne la sua strada.
Cresciuto ai Parioli, scoprì una discarica di pellicole 35mm vicino casa. Per lui, quei frammenti erano più preziosi di qualsiasi giocattolo. Li raccoglieva, li tagliava, li incollava, li sonorizzava e poi li proiettava al catechismo. Era un autodidatta instancabile. Si costruiva da solo carrelli per le riprese, modificava obiettivi per simulare il Cinemascope e riuscì persino a farsi arrivare pellicole dalla Francia pur di girare con il Super 8.
Tra i suoi lavori per il grande schermo ci sono Ordinaria Sopravvivenza (1990), di cui fu regista e sceneggiatore, e Pietra Avata (2008), dove curò soggetto, regia e sceneggiatura. Collaborò con Sergio Staino in Non chiamarmi Omar e diresse anche Onore il padre e la madre, prodotto da Rai Cinema.
In teatro, firmò la regia di spettacoli pirandelliani al Teatro Manzoni di Roma, accanto a nomi come Michele Placido e Massimo Bonetti.
Il suo percorso non è stato solo quello di un tecnico, ma quello di un artista che ha saputo unire visione e artigianalità, passione e disciplina.